sabato 24 dicembre 2011

Peter Kernel: “White Death Black Heart”


C’è della qualità nel modo di fare musica dei Peter Kernel. Il loro secondo lavoro sulla lunga distanza “White Death Black Heart” segue il debutto “How to Perform a Funeral” del 2008 e rilascia, in dodici brani ben congegnati, un’attitudine che si rifà a certe sonorità indie d’oltremanica, fatte di cantato visionario, slanci chitarristici, cortocircuito formale tra song e situazioni più articolate. La band trova nella voce sensuale quanto basta di Barbara Lehnhoff il suo tratto di riconoscimento, mentre Aris Bassetti (chitarra) e Ema Matis (batteria) riescono a costruire un’intelaiatura rimico/melodica capace di creare, senza mai invadere troppo il campo, uno sfondo pronto ai cambi di scenario, vivo e scintillante. Tra i colpi meglio riusciti mettiamo l’asterisco vicino a “We’re Not Gonna Be the Same Again”, per il buon equilibrio ottenuto tra espressività e qualità performativa, mentre lasciano il tempo che trovano le tracce che si allineano in maniera troppo evidente ad alcuni percorsi già battuti, vedi quelli cari ai primi Franz Ferdinand. Qualità si diceva. Sì perché i Peter Kernel non danno l’aria di essere la milionesima indie band forgiata sullo stereotipo del low-fi di facciata, ma nel loro sangue scorre l’adrenalina e la sana perdizione dell’arte sviluppata con ispirazione autentica.

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