venerdì 9 settembre 2011

Afterhours @ Frammenti 2011


L'ultimo giorno di agosto corrisponde con la prima serata dell'undicesima edizione del Festival Frammenti, e sono subito emozioni concrete: sul palco, allestito nel Parco di Villa Sciarra a Frascati (Rm), salgono gli Afterhours di Manuel Agnelli. La band ha momentaneamente sospeso la lavorazione del nuovo album in studio per inanellare una serie di perfomance live – anche fuori dai confini nazionali – giunta quasi al termine. Ma i ragazzi hanno ancora molto sudore da spendere, e sul palco non ne risparmiano neanche una goccia. Basterebbero i primi dieci minuti di concerto, indelebilmente segnati da un approccio vibrante e da una tirata versione de "La vedova bianca", per mandare tutti a casa felici e contenti. Ma il pubblico ha voglia di Afterhours. E Manuel – in piena forma, capelli lunghi, canottiera attillata con su scritto "God is Sound" – ha voglia del suo pubblico. Insieme a Giorgio Ciccarelli e Xabier Iriondo costruisce un muro di chitarre caratterizzato da effetti taglienti; un intreccio che non lascia spazio a inutili abbellimenti e arriva diritto al petto di chi, tra le prime file, ha deciso di stordirsi senza bisogno di espedienti non riconosciuti legalmente. A contribuire a questa sagra di corde, che sanno di lamette appena spezzate e pronte all'uso improprio, contribuisce il violino di Rodrigo D'Erarsmo, ultimo orpello di un suono che dal tour de "I milanesi ammazzano il sabato" ad oggi ha visto sfrondare quello che c'era da togliere ed è diventato più asciutto, grintoso e a tratti decisamente deflagrante. Quando poi per "Bye Bye Bombay" entra a sorpresa Giorgio Canali la sagra diventa orgia, il fiume sonoro della band rompe gli argini, e lasciarsi travolgere risulta piacevolmente inevitabile. Ci si può interrogare se per gli Afterhours sia arrivato il momento di maggiore messa a fuoco del loro cammino, soprattutto per quanto riguarda la performance live, di certo c'è che brani come "Ballata per piccole iene", ma anche "Male di miele" o "Quello che non c'è", sono ormai, da tempo, pietre fondamentali sulle quali costruire un futuro che aspetta solo di essere scritto e che, siamo pronti a scommettere, non potrà lasciare indifferenti. 

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